Marcello Mottola
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Posted - 09 settembre 2009 : 10:56:51
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Si è svolto giovedì 20 agosto 2009 presso la Chiesa di Maria SS. del Carmine di Altavilla Silentina (Salerno), il convegno I beni culturali di Altavilla Silentina Proposte di recupero del patrimonio storico-architettonico di un borgo medioevale dell'entroterra cilentano, iniziativa promossa dall'associazione L'Auriga Cilento per lo sviluppo e la promozione del territorio, con il patrocinio del Comune di Altavilla Silentina.
La conferenza, che è stata preceduta in mattinata dalla riapertura eccezionale della Chiesa di Sant'Egidio, chiusa dal terremoto del 1980 e ormai abbandonata all'incuria ed al degrado, ha visto il susseguirsi di professionisti esperti del settore, dalla giornalista pubblicista Diomira Cennamo alla storica dell'arte Tiziana Rubano, dall'architetto e storico Marco Ambrogi all'autore del libro "Convento dei padri vocazionisti e chiesa di San francesco" Arcangelo Bellissimo, alla storica dell'arte Nadia Parlante e dagli storici locali Giuseppe Melchionda e Generoso Conforti, che hanno sapientemente esposto le possibilità di rilancio culturale ed economico del borgo medioevale di Altavilla.
Altavilla Silentina rappresenta il crocevia dell'area cilentana, al centro di un area ricca di risorse storiche, artistiche, archeologiche e naturalistiche. Tale pluralità può essere sintetizzata in un'unica dicitura: Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, secondo parco in Italia per dimensioni e dal 1991 Patrimonio dell'Unesco e dal 1997 Riserva della Biosfera, che si estende dalla costa tirrenica fino ai piedi dell'appennino campano-lucano.
Alle straordinarie emergenze naturalistiche, dovute alla notevole eterogeneità del territorio, basti pensare ai Monti Alburni, denominate anche le Dolomiti del sud, alle grotte di Pertosa ed a quelle di Castelcivita, si affiancano il carattere mitico e misterioso di una terra ricca di storia e cultura: il richiamo della sirena Leucosia, alle spiagge dove Palinuro lasciò Enea, dai resti delle colonie greche di Elea e Poseidonia, sino alla splendida Certosa di Padula.
Eppure questo promettente borgo medievale, al centro di un area così ricca di fascino, non ha avuto o saputo trarre lo sviluppo e la ricchezza che meritava.
Come sottolineato da Elda Lettieri, consigliere de L'auriga Cilento, zone affini per bellezza culturale e naturale sono ampiamente valorizzate in altre regioni d'Italia, come la Toscana, nelle quali amministrazioni locali e leggi regionali hanno costituito un eccellente binomio per trarre dal turismo culturale e da quello d'elite un straordinaria risorsa per la sussistenza. Tali basi sono fondamentali per evitare, come sottolineato dal Presidente de L'auriga Cilento Bruno Di Venuta, autore dal libro La Merica altavillese, il fenomeno dell'immigrazione ancora forte e presente nel sud Italia e soprattutto in provincia.
Spetta dunque alle procedure di restauro la valorizzazione che questa area merita sia sotto il profilo della duplice valenza storico-artistica sia per quanto concerne il ripristino ed il recupero dell'unicità del bene capace di essere elemento attrattivo per lo studio, il turismo e la didattica.
Fulcro del convegno è stata la presentazione di quei beni culturali che dovrebbero fungere da attrattore culturale e garantire il benessere economico di Altavilla Silentina, ma che al contrario necessitano di un pronto intervento di recupero e valorizzazione perché rischiano di svanire sotto i colpi inferti dal tempo e dalla noncuranza degli uomini.
Così come per le grandi città regionali, basti ricordare che dal più recente censimento delle chiese storiche di Napoli quasi 300 edifici, tra chiese e cappelle gentilizie, risultano chiuse da anni, anche per la provincia il terremoto dell'Irpinia del 1980 costituisce un irrisolto di cui gli echi si osservano anche a 30 anni di distanza. Molteplici le cause: lavori di riqualificazione monumentale senza fine, disinteresse, semplice "distrazione", fondi regionali ed europei non sfruttati dall'amministrazione locale.
Così anche ad Altavilla Silentina la maggior parte del patrimonio chiesastico risulta in stato di degrado: la chiesa di Sant'Egidio (fondata nel XII secolo, venne abbattuta nel 1739 e riedificata tra il 1748 e 1756) è oggi chiusa ed inaccessibile ed i suoi preziosi beni archivistici sono stati trasferiti a scopo precauzionale nel Convento dei padri vocazionisti di San Francesco; stessa sorte per la chiesa di San Biagio (menzionata fin dal 1308, fu ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo) alla quale lavorarono importanti artisti del tempo è in attesa dei lavori di restauro definitivi disattesi per mancanza di fondi; la cappella dell'Assunta (detta Cielo e Terra) versa in misere condizioni e sarà oggetto di un pronto intervento di ripristino e di "messa in sicurezza" delle coperture che rischiano di cadere.
Emblematico e sconcertante è il caso del Castello Normanno edificato, secondo le fonti scritte, nel XI secolo per volontà di Roberto il Guiscardo. Il castello è un bene di seconda fascia, ma costituisce un bene culturale di straordinario rilievo storico ed artistico, però i lavori di riqualificazione che avrebbero dovuto restituirlo ai cittadini sono ormai fermi per mancanza di fondi. E così il castello resta congelato e fuori dal tempo, nel suo cortile di ingresso troneggiano impalcature e betoniere sommerse da piante infestanti e dalla piazza prospiciente non si ammirano più le mura e le torri medievali ma una gru da carico alta più di 10 metri.
Questi edifici, oltre ad essere soggetti a fenomeni di alterazione e di degrado che pregiudicano l'integrità fisica dell'opera e, di conseguenza, i valori d'autenticità e d'irripetibilità, sono la testimonianza di come il fulcro della storia specifica di un borgo cilentano sia quasi irreparabilmente sospeso.
Se è vero che la consistenza fisica rappresenta il fattore portante dell'estetica e della storia, allo stato attuale dei fatti tali manufatti non solo sono seriamente a rischio dal punto di vista materiale, ma è il patrimonio "di provincia" in senso più ampio, fatto di relazioni e di rapporti tra il cittadino ed il monumento, a rischiare di scomparire in quanto è compromessa l'affermazione dell'identità culturale che, a differenza dell'impersonale città, costituisce -prima ancora che arte- il simbolo della collettività legata imprescindibilmente alla memoria dei luoghi.
(fonte Nuova Agenzia Radicale - venerdì 21 agosto 2009 - http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=8642&Itemid=40)
Il Borgo medievale di Altavilla Silentina (SA)

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