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 Patrimonio storico-artistico a rischio
 Pietrasanta, vandali all’assalto della chiesa
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Marcello Mottola
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Posted - 15 ottobre 2009 :  14:03:16  Show Profile  Visit Marcello Mottola's Homepage  Send Marcello Mottola an AOL message  Click to see Marcello Mottola's MSN Messenger address
Distrutti gli scalini di piperno, rogo sul sagrato. Il rettore: diamo fastidio, ma non ci lasciamo intimidire.
Raid ripreso dalle telecamere: in azione quattro giovani, il capo del commando spiega come accendere il fuoco.




Spaccati i gradini di piperno della basilica di Santa Maria Maggiore della Pietrasanta; assi di legno incendiate sul sagrato e sugli stessi gradini, con le fiamme che hanno lambito l’antico portone della chiesa. Il blitz nella notte tra lunedì e martedì: atto vandalico o avvertimento malavitoso. Saranno le indagini della polizia ad accertarlo. «Non sappiamo ancora quale sia la matrice - spiega, sconsolato, il rettore della Pietrasanta, monsignor Vincenzo De Gregorio - ho presentato denuncia raccontando quel che è accaduto. Dico solo che, se si tratta di un avvertimento o di una minaccia, non ci fermerà. Non basta un atto vandalico per arrestare il processo di rivitalizzazione della zona che abbiamo deciso di intraprendere». Piazzetta della Pietrasanta è un luogo-simbolo per la rinascita della città. Con il sostegno del cardinale Sepe la basilica è stata riaperta ed ospita anche eventi musicali e culturali. Grazie all’appoggio della società progetto Neapolis, è stata restaurata la cappella del Cappuccio che affaccia sulla piazza; sono in corso anche lavori di restauro nella cappella Pontano che si trova di fianco a quella del Cappuccio: «Non ci fermeranno - dice con forza Lello Iovine che guida Progetto Neapolis - proseguirà il programma di sviluppo di questa zona che abbiamo intrapreso con il sostegno della parte vera e buona del centro storico. Chiediamo, però, che il grido di indignazione sia alto e ci accompagni: solo così potremo vincere la battaglia contro la malavita che vuol riportare il degrado per agire liberamente». I fari puntati sulla piazza e su tutta l’area circostante non sono solo quelli che materialmente illuminano il luogo. Qui la luce è stata riportata con eventi culturali, mostre, serate musicali. Napoletani e turisti si sono riappropriati di un luogo che era stato sottratto alla gente. Fino a una decina d’anni fa, la piazzetta era blindata. Nella basilica si entrava con gli scooter per fare motocross; la cappella del Cappuccio era stata trasformata in un allevamento di cani; in quella del Pontano c’era un deposito di casse da morto. Sul sagrato si svolgevano abitualmente partite di calcio e chi violava il perimetro del «terreno di gioco» veniva minacciato. Quel degrado teneva lontani napoletani e turisti, permetteva liberamente lo svolgimento di ogni tipo di attività, lecita e illecita. Oggi è tutto diverso. La zona è stata liberata dal degrado e viene tenuta sotto controllo da un sistema di videocamere. Le immagini registrate l’altra notte mostrano tutte le fasi della vandalizzazione e saranno acquisite dalla polizia che ieri ha raccolto la denuncia del rettore della Pietrasanta. Nel filmato si riconoscono chiaramente i volti dei vandali. Poco dopo le due e quaranta di notte, l’obiettivo riprende due persone che si incontrano e si abbracciano, poi spuntano altre due figure. C’è un conciliabolo, due delle quattro persone escono dall’inquadratura e tornano di tanto in tanto portando materiale infiammabile. Poi uno, che sembra il leader del gruppo, accende il fuoco sotto alla pira di legno. Ma c’è poco materiale: il leader impone la raccolta di qualche altra cosa. Arrivano cassette di legno, e altro materiale. Finalmente il fuoco si ravviva, diventa alto, violento. A quel punto i giovani si allontanano. La ricostruzione fatta ieri mattina, ipotizza che i vandali siano tornati e abbiano infierito sulle antiche scale di piperno che portano dentro la basilica. Quel che rimaneva, ieri mattina, era un mucchio di cenere sulla pietra spaccata. Quel che è rimasto nel circuito chiuso delle telecamere di controllo consentirà, probabilmente, di risalire agli autori, e chiarire: è stato un atto vandalico o un avvertimento?

(di PAOLO BARBUTO - Il Mattino 14/10/09)


Porte chiuse e abbandono così muoiono i luoghi di culto

Nel centro storico di Napoli ci sono due autorimesse, un’officina, otto negozi, una abitazione privata e un ufficio che sono legati da un unico filo rosso fuoco (o rosso-vergogna, deciderete voi): si trovano all’interno di chiese antiche, abbandonate e, nel tempo, trasformate. Sono in tutto 203 gli edifici sacri censiti all’interno dell’area protetta dall’Unesco: solo 79 sono ancora utilizzati per il culto mentre 49 sono ridotti all’uso profano e 75 risultano chiuse. Molti sono in abbandono, altri sono stati interessati da lavori di restauro. La sorte di quegli edifici sta a cuore a decine di associazioni e, soprattutto, alla curia di Napoli che dedica all’elenco delle chiese un’ampio spazio del sito internet ufficiale. Il legame tra la preoccupazione del passato e quella attuale è sancito dalle stoirche parole del Cardinale Michele Giordano «Queste ricchezze da tempo corrono il rischio di essere abbandonate e di scomparire dall’orizzonte della cultura cittadina, portando con sé nell’oblio frammenti insostituibili della nostra storia...». Quel rischio, sottolineato vent’anni fa, è ancora vivo, lontano dall’essere cancellato. E per tenere a mente ogni singola chiesa del centro storico, compresa la basilica della Pietrasanta, viene pubblicato l’elenco di tutti e 103 gli edifici sacri censiti per l’Unesco che voleva sapere quali e quanti erano quelli inseriti tra i luoghi dichiarati patrimonio dell’Umanità. Per ogni chiesa vengono citati l’indirizzo e lo stato di conservazione. Scrive la curia che anche un semplice elenco può trasformarsi in un «rosario meditato». È vero, anche leggendo semplicemente quella lista ci sarebbe da meditare e chiedersi cosa succede a questa città. Chiesa «Assunta dei cento sacerdoti» in via Santi Filippo e Giacomo: trasformata in autorimessa, come la chiesa di Sant’Arcangelo agli Arcamoni in via Arte della Lana e quella di Sant’Anna a mare in via Sedile di Porto. Alla cappella di Santa Maria dell’Assunta è toccata una sorte diversa, è diventata una abitazione privata. Tante, e sparse su tutto il territorio, sono le chiese trasformate in esercizi commerciali. Due sono quelle che impongono una riflessione seria: la chiesa di San Pietro a Fusariello e quella di Santa Lucia a Porta San Gennaro. Per descrivere lo stato in cui versano le strutture dei due luoghi, viene usata la stessa parola: irriconoscibile. E quella parola rappresenta uno schiaffo a tutti i napoletani. Se un popolo non riesce a conservare nemmeno la memoria fisica dei luoghi storici, rendendo addirittura irriconoscibili i muri perimetrali, vuol dire che ha abdicato alla memoria e non ha voglia di costruire il futuro guardando al passato. Fortunatamente, qualcosa si muove. Anzi, si muove tanto. Le associazioni che si battono per il recupero e il mantenimento delle chiese storiche napoletane hanno ottenuto ascolto. I cantieri di restauro e conservazione sono tanti. Anche il materiale conservato nelle chiese viene tutelato. Nel 2005 è partito un progetto di inventariazione di tutte le opere che si trovano nelle 287 chiese napoletane considerate «parrocchiali». In tutto si dovranno catalogare circa cinquantamila reperti, considerati di ingente valore storico, artistico e religioso che rappresentano il patrimonio dell’Arcidiocesi. Più difficile la catalogazione e il «salvataggio» delle opere prigioniere delle chiese abbandonate.

(di PAOLO BARBUTO - Il Mattino 14/10/09)


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