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 Comitato Portosalvo
 Interventi per la tutela e la conservazione BAC
 Lettera al Mattino del 21 ottobre 2008
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Gennaro
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Italy
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Posted - 22 ottobre 2008 :  15:19:36  Show Profile  Visit Gennaro's Homepage
Ho letto la lettera inviata al Mattino del 21.10.2008 a firma del presidente Raffaele Raimondi.
La mia prima riflessione riguarda l'opportunità di escludere a priori la responsabilità della regione Campania su questo disastro, dimenticando che l'autorità governativa assegna risorse per la tutela del patrimonio proprio agli Enti Locali.
La seconda riflessione riguarda l'opportunità di riproporre ancora la "zona franca" come rimedio alla grave situazione in cui versa il centro storico di Napoli, appena negata.
La terza riflessione riguarda, come dichiarato dal presidente del Comitato Portosalvo Antonio Pariante, "la radice di tutti i mali attuali è rappresentata dalla cronica mancanza del piano di gestione che manca da oramai 13 anni"


sotto il testo della lettera:

Il centro storico di Napoli nel 1995 è stato dichiarato dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità. A fronte di tale riconoscimento, in base alla convenzione di Parigi del 1972, il governo italiano assunse l'obbligo della conservazione - la Regione non c'entra trattandosi di obbligo internazionale - dell'area protetta (700 ettari) perché fosse trasmessa integra alle generazioni future. A differenza degli altri centri storici italiani - quasi tutti di datazione medievale - il centro storico di Napoli è antichissimo, risalendo le sue vestigia al IX secolo a. C. - collina di Pizzofalcone - quando la città si chiamava Palepoli. In contrapposizione alla quale la nuova città - nuova si fa per dire, rimontando al IV secolo a.C. - si chiamò Neapolis. Malgrado la sua posizione centrale i proprietari, soggetti pubblici, (Università), enti ecclesiastici e privati, sono disincentivati dagli interventi di riqualificazione a causa della vetustà dei complessi e dalla estrema delicatezza e onerosità dei lavori. Da qui il progressivo degrado, specie di questi ultimi anni, testimoniato dagli innumerevoli edifici dichiarati inagibili e da quelli che addirittura son crollati, buon ultimo quello di quattro piani venuto giù tra lo spavento della circostante popolazione nel luglio scorso. Eppure è stato dimostrato da autorevoli economisti (Rostirolla, Stampacchia, Fusco Girard) che, se tali interventi fossero incentivati mediante un'appropriata detassazione, l'impiego delle risorse attratte determinerebbe un tale movimento di attività anche nell'indotto (turismo, commercio, artigianato, ristorazione, servizi) da comportare un incremento delle stesse entrate fiscali. Ad esempio da una detrazione Irpef portata dal 36% all'80%, dall'Iva al minimo consentito dalla relativa direttiva comunitaria e dall'abbattimento dei contributi previdenziali alle imprese chiamate ad operare nell'area, il Fisco in ultima analisi non avrebbe che da guadagnare. All'appello lanciato dal «Comitato Unesco», da queste colonne il 15 luglio scorso («Il centro storico da defiscalizzare»), ha corrisposto l'ordine del giorno presentato alla Camera da deputati campani, primo firmatario Marcello di Caterina. La mozione evidenziava il pericolo che l'Unesco, irritato dal perdurante stato di degrado dell'area (su cui domani Bruno Vespa dedicherà una serata a «Porta a Porta») potesse «rivedere il propria decisione». Ovvero, revoca del riconoscimento. E, appellandosi «all'art. 151 del Trattato istitutivo della Unione Europea, che prevede la conservazione e la salvaguardia da parte dei gli stati membri del patrimonio culturale di rilievo europeo» il documento sollecitava «il governo perché adottasse le iniziative dirette a dare impulso nei lavori di riqualificazione del centro storico di Napoli, patrimonio mondiale dell'Umanità». L'ordine del giorno è stato approvato dalla Camera il 23 luglio scorso con parere favorevole del ministro dell'Economia. Ora c'è da aspettarsi che, in occasione della Finanziaria, anche su sollecitazione dei parlamentari campani, il governo traduca l'impegno preso in una precisa normativa di defiscalizzazione che attivi l'afflusso delle imponenti risorse necessarie al restauro dell'area protetta. Meglio tardi che mai!
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