Marcello Mottola
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Italy
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Posted - 22 ottobre 2008 : 20:04:52
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Per iniziare l'exursus delle chiese del centro storico partenopeo abbandonate a loro stesse vorrei citare il caso paradigmatico della Chiesa di San Giuseppe delle scalze a Pontecorvo.
Stato di conservazione L’intero edificio sacro giace in uno stato di degrado avanzato. La chiesa è nel totale abbandono dal terremoto del 1980 e tracce di tale evento si riscontrano tutt’oggi all’interno chiesa dove, fratture causate dal sisma, sono presenti sulle pareti verticali dell’abside, del transetto e della navata. Lo stato di conservazione dell’edificio non risulta idoneo per un complesso di rilevanza storico - artistico. La messa in sicurezza della struttura in facciata non è , allo stato attuale, garantita: nel settembre 2008, a causa del maltempo, pezzi d’intonaco hanno ceduto e parte della strada, su disposizione del Comune, è stata transennata al fine di proteggere i passanti mediante il montaggio di un parapetto in acciaio che segue l’andamento orizzontale del corpo. Le principali cause di degrado sono fessurazioni, decoesioni, grappe metalliche scoperte e ossidate, distacchi delle superfici decorative, alterazioni cromatiche causate da macchie d’umidità, stuccature e rifacimenti di parti mancanti eseguite con impasti di gesso non idonee, strati di scialbature soprammesse nel corso del tempo sulle pareti; lesioni strutturali ed erosione delle superfici plastiche, nonché una residua presenza di patina biologica. Infine Le condizioni di precarietà in cui versa l'edificio hanno reso necessario negli scorsi anni il trasferimento di importanti opere d'arte che sono conservate attualmente nel Museo di Capodimonte, come la grande tela di Luca Giordano La sacra famiglia ha la visione dei simboli della passione. L’ultimo intervento, volto a migliorare le condizioni del complesso sacro, è attestato al 1994. Tale intervento di restauro strutturale, su iniziativa della Sovrintendenza, ha previsto la messa in opera di una nuova struttura orizzontale di copertura attraverso il montaggio di una capriata lignea e di tegole al fine di proteggere le struttura interne da infiltrazioni di acque meteoriche.
Ripropongo qui di seguito un mio articolo pubblicato in versione integrale su http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=4923&Itemid=40 e ripresa da Patrimonio Sos http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=42464
Un ampia galleria fotografica sulle condizioni della chiesa è visibile (oltre che sul video presente nella sezione mediaGallery) anche sul sito del Denaro: http://www.denaro.it/reportage-chiesa-pontecorvo.aspx
"La chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo sorge a pochi passi da Piazza Dante nel pieno centro storico di Napoli e si discerne per un notevole interesse storico-monumentale. L'edificio fu eretto per volontà dell'ordine monastico delle Scalze che nell'anno 1606 comprarono dal marchese Spinelli uno dei suoi palazzi per erigere un nuovo edificio di culto. L'opera fu affidata nel 1619 allo scultore e architetto Cosimo Fanzago che nel suo progetto diede origine a un motivo decorativo del tutto originale: una chiesa costituita da una doppia facciata.
Il fronte primario dell'edificio s'innalza verso l'esterno e vi è ubicato l'ingresso principale. Esso presenta una configurazione spaziale improntata sulla presenza in prospetto di tre voluminose arcate, quella centrale maggiore di quelle laterali, che ospitano tre statue in stucco raffiguranti San Giuseppe (al centro), Santa Teresa (a sinistra), San Pietro d'Alcantara (a destra). Il complesso si snoda in rapporti modulari che scandiscono il ritmo della facciata in senso verticale con la presenza di una vasta gamma di apparati decorativi, quali cornicioni e paraste, nonché numerosi fregi e molteplici altorilievi. A coronamento della struttura si colloca un frontone spezzato a doppio spiovente munito di cornice.
Il fronte secondario riprende l'antica facciata del palazzo nobiliare radicalmente trasformata e precede il tempio vero e proprio. Un vasto atrio, che prende luce dalle arcate esterne, conduce ad una scala a doppia rampa che termina al piano di imposta della chiesa, locato ad un livello superiore rispetto a quello stradale. A differenza della facciata esterna, contraddistinta per l'utilizzo di stucco, la controfacciata si presenta costituita da un rivestimento in piperno.
La chiesa, che appartenne dapprima alle monache Teresiane e successivamente ai Padri Barnabiti, è nel totale abbandono dal terremoto del 1980 e ciò, come spesso accade, incide sul suo stato di conservazione. La situazione sembra entrata nel dimenticatoio, ma un intervento progettuale del Comune, della Provincia e della Soprintendenza sono quanto mai attuali, un intervento di restauro di tutta la chiesa e nello specifico della facciata è al momento indispensabile e necessario.
Per comprendere la gravità in cui giace l'intero complesso sacro, basta citare che la grande tela La sacra famiglia ha la visione dei simboli della passione di Luca Giordano e le due opere di Francesco De Maria, il Calvario e Santa Teresa e San Pietro d'Alcantara, conservate nelle chiesa dal 1660, sono state trasferite negli scorsi anni a scopo precauzionale al Museo di Capodimonte di Napoli. Inoltre dal settembre 2007, a causa del maltempo, pezzi d'intonaco hanno ceduto e parte della strada, su disposizione del Comune, è stata transenna al fine di proteggere i passanti mediante il montaggio di un parapetto in acciaio che segue l'andamento orizzontale della facciata.
Una prima e sommaria osservazione d'insieme eseguita dal basso verso l'alto della facciata della chiesa di San Giuseppe delle Scalze denota un avanzato stato di degrado. L'area appare in tutta la sua superficie scurita ed appesantita da una spessa coltre di polvere annerita ed aderente a tutti i piani e volumi delle decorazioni aggettanti, sia che si tratti di superfici di statue a tutto tondo, che di modanature architettoniche, in tale quantità da offuscarne la corretta lettura formale.
La fatiscenza degli stucchi è derivante nel contempo dall'indebolimento dello stato costitutivo della materia ed è provocato sia da fattori esogeni -pioggia battente e scosse telluriche-, sia da fattori antropici quali precedenti restauri. Le cause di degrado più evidenti sono un'alterazione cromatica caratterizzata da aloni e macchie; presenza di ancoraggi alle pareti di supporto di parti strutturali pericolanti (grappe metalliche), eseguite con imbracature di fortuna; stuccature e rifacimenti di parti mancanti - eseguite con impasti di gesso - non idonei e determinati da una condizione d'intervento d'urgenza; strati di scialbature soprammesse nel corso del tempo sulle pareti; presenza di lesioni strutturali e di erosione delle superfici plastiche.
Un progetto di restauro ed un progetto di riutilizzo di questo edificio non può che partire dagli enti preposti alla tutela e da una forte presa di coscienza della memoria storica delle persone che abitano nel quartiere". |
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