Marcello Mottola
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Posted - 16 aprile 2010 : 13:28:57
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LA CURIOSITÀ SU «IL NAPOLI» «Affittasi» chiesa del '600. Piccoli (e strani) business sul tempio di San Bartolomeo Nel quartiere Porto in fitto ampi locali nell'edificio sacro che fino al '700 era il più grande teatro di Napoli
Il cartello «Affittasi» sulla chiesa di San Bartolomeo
NAPOLI - Strana l'epoca attuale, in cui ci si lamenta (soprattutto a Napoli) di chiese chiuse da più di 30 anni, tesori d'arte negati a cittadini e turisti.
Singolare il caso di San Bartolomeo nel quartiere Porto, come riportato da un articolo di Alessandro Migliaccio sul free press «Il Napoli». Un cartello «Affittasi» con tanto si numero di telefono è affisso sul portale secentesco dell'edificio sacro. Ci si ferma davanti con stupore e si legge meglio: «Ampio locale per deposito». A quel punto la domanda (come direbbe il buon Antonio Lubrano) sorge spontanea: «Ma come, si fitta la chiesa per uso magazzino?».
Proviamo a vederci chiaro e chiamiamo l'annunciatario. Ci spiega che c'è un piccolo equivoco: non è la chiesa ad essere disponibile, ma i locali retrostanti. Ci si può ricavare un buon parcheggio per due scooter; un tempo quello spazio doveva fungere da ufficio parrocchiale.
Ma come mai il cartello è lì, sull'ingresso sbarrato da anni del «tempio»? «Perché sul retro i bambini giocano a pallone e come dei vandali mi strappano gli annunci» risponde dalla cornetta il proprietario dei locali . Ma non tutto quadra, neppure le risposte dell'annunciatario che sembrano voler privilegiare il «low profile» di fronte alle curiosità del cronista. Così il dubbio - che sia davvero la chiesa ad essere in fitto - resta. Tutto intero. Insieme alla sorpresa che un bene del Seicento sia alla fine ridotto a deposito-merci o parcheggio.
La chiesa di San Bartolomeo La chiesa di San Bartolomeo (detta anche della Graziella, nei pressi di Rua Catalana) non smette di regalare sorprese. Era infatti un ex teatro - il San Bartolomeo, appunto - il più grande di Napoli fino alla costruzione del San Carlo. Un teatro d'opera, attivo tra il XVII e il XVIII secolo, dove si esibirono artisti del calibro di Andrea Perrucci e Giovan Battista Pergolesi. Costruito nel 1620, fu il primo palcoscenico in cui vennero messe in scena le opere di Claudio Monteverdi e di Giuseppe Alfiero. Del teatro-chiesa ha parlato anche il sommo poeta, scrittore e giornalista Salvatore Di Giacomo, in alcuni suoi scritti. Verso la fine del '700, con l'avvento del Massimo partenopeo, il teatro secentesco smise di funzionare e lo stabile fu convertito in chiesa. Le opere conservate sono attribuibili a Giuseppe Bonito e Nicola Maria Rossi. Per il momento non è possibile visitarle. Almeno per chi non fitta. Chissà se almeno apriranno le porte alle Iene che hanno annunciato una loro incursione.
Ma. Pe. 15 aprile 2010 (corrieredelmezzogiorno.corriere.it) |
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