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 Comitato Portosalvo
 Patrimonio storico-artistico a rischio
 Piazza Mercato un recupero rimasto a metà
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Marcello Mottola
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Posted - 25 maggio 2010 :  20:45:32  Show Profile  Visit Marcello Mottola's Homepage  Send Marcello Mottola an AOL message  Click to see Marcello Mottola's MSN Messenger address
Era stato un recupero appena delineato, che ancora non cancellava gli sfregi prodotti dall’incuria, dai vandali, dagli abusivi. Eppure il restauro delle due chiese storiche di piazza del Mercato a Napoli, aveva acceso qualche anno fa le speranze di chi si batteva per la rinascita di tutta la zona. Ma la riqualificazione della piazza e delle sue fontane-obelischi, prevista dal Piano regolatore del ‘99, rimane tutt’oggi sulla carta, nonostante gli appelli lanciati da numerosi intellettuali affinché l’area, in gran parte destinata a parcheggio, possa ritrovare la sua vocazione storica e culturale.

L’originario piano urbanistico della piazza risale al XIII secolo, quando Napoli fu innalzata a capitale del regno angioino e il re Carlo I decise di stabilire in questa zona il mercato ufficiale della città. Da allora resterà per secoli luogo di intensi scambi economici e rapporti sociali, teatro di feste pagane e riti religiosi, di rivolte popolari e di numerose esecuzioni pubbliche. Il complesso conventuale di Sant’Eligio, costruito nel 1270 con il vicino ospedale, fu il primo e più importante edificio sacro dell’area. In parte distrutto da un bombardamento nel 1943 e pressoché dimenticato fino alle soglie del 2000, è stato poi ristrutturato dall’amministrazione comunale. A pochi passi, c’è la piccola chiesa di Santa Croce, edificata nello stesso luogo dove fu decapitato, nel 1268, il giovane Corradino di Svevia. In base ad un accordo con il Comune, stipulato a metà degli anni ‘90, la Soprintendenza ha restaurato l’edificio e la cupola, impegnando fondi del Ministero dei Beni Culturali per circa un milione di euro. Altri 500 mila saranno spesi per la ristrutturazione interna.

Ma la parziale rinascita di questi due “gioielli” dell’arte medievale, non è coincisa con la rivalutazione del contesto urbano in cui sono collocati. E’ stata più volte annunciata e mai veramente realizzata, infatti, la riqualificazione della piazza che nel 1647 fu il centro della rivolta popolare guidata da Masaniello. Già nel 1999, il Piano Regolatore Generale del Comune di Napoli, presentato dall’allora assessore alla Vivibilità, Rocco Papa, prevedeva nella zona un vasto programma di interventi. Per attuarli, si era anche organizzato il coordinamento dei servizi municipali incaricati della bonifica ambientale dell’abitato. Il “vasto programma”, però, si è ridotto a qualche intervento occasionale che non ha minimamente inciso sulle cause di degrado e sulla illegalità che regna nell’area, legata principalmente al problema dei parcheggiatori abusivi. Sebbene l’accesso delle auto al centro della piazza sia ora impedito da paletti di cemento (in alcuni punti già sradicati), tutt’intorno i guardamacchine continuano a dettar legge, appena infastiditi dagli episodici blitz dei vigili urbani. E’ noto, tra i frequentatori della zona, anche un listino delle tariffe orarie e mensili per poter parcheggiare: si va di 150 ai 300 euro al mese.

Nel suo sbocco verso il mare, inoltre, la piazza è ancora imprigionata dall’inquietante Moloch chiamato “Palazzo Ottieri”, un malridotto caseggiato di edilizia popolare costruito nel secondo dopoguerra. Da anni la giunta Jervolino annuncia di volerlo abbattere, ma l'opposizione di alcuni abitanti dello stabile impedisce l’avvio dei lavori. Per lo storico dell’architettura Cesare De Seta, “quel palazzone è uno sfregio al motivo urbanistico di uno dei luoghi cittadini più antichi e ricchi di storia".
Convinto che non si possa più rimandare il restauro della Piazza, Mario De Cunzo, ex Soprintendente ai beni ambientali e architettonici di Napoli, ha promosso anni fa una campagna di opinione per spingere le istituzioni cittadine ad intervenire rapidamente. Al suo fianco, fra gli altri, Guido Donatore di Italia Nostra, Mirella Barracco di Napoli 99, Alda Croce (recentemente scomparsa) e lo scultore Riccardo Dalisi. “Tutta l’area del Mercato – afferma De Cunzo – deve ritrovare la sua funzione storica. E’ giusto che venga usata dai commercianti per esporre la propria merce, perché per questo è stata creata, ma bisogna liberarla dalle auto in sosta”.

Vincenzo Rizzo, consulente scientifico del Comitato Civico di Portosalvo, associazione culturale che ha stilato un elenco dei monumenti “a rischio estinzione” del centro storico di Napoli, denuncia lo stato di degrado della famosa coppia di fontane del Moricino al Mercato, “costruite – spiega – per far fronte alla peste scoppiata nel 1656, oggi simboleggiano la ‘nuova peste’ dell’incuria che sta distruggendo le testimonianze storiche più belle della città”. Nel 2001, su iniziativa di Mauro Giancaspro, direttore della Biblioteca nazionale e animatore del comitato per le celebrazioni della Repubblica Partenopea, si avviò il restauro delle due fontane con la collaborazione dell’Arin, riattivando l’impianto idrico, ripulendo gli obelischi e fornendo di nuove teste le otto piccole sfingi decapitate. Da allora, però, nessuno è più intervenuto per assicurare la conservazione dei due monumenti: oggi l’acqua qualche volta zampilla ancora, ma le teste di donna delle sfingi sono di nuovo sparite

(Inchieste Molinoreport - di Marco Molino)
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